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mercoledì 26 ottobre 2011

Intervista a Giulio Pinto

Oggi avrò come ospite sul blog Giulio Pinto, l’autore del libro “Folle estate” che ha accettato di rispondere alla mia piccola intervista proprio per farsi conoscere meglio da voi lettori.image

· Ciao Giulio ti do il benvenuto nel mio blog: Il giardino delle rose. Sono molto felice di intervistarti e di averti come "ospite": Ti va di presentarti ai nostri lettori? Chi è Giulio Pinto e come nasce la tua passione per la scrittura?

Ho trentatré anni, e sto finendo proprio in questi giorni la tesi di laurea. La mia passione per la scrittura nasce dall’idea di esteriorizzare idee e sensazioni.

· Quali sono gli scrittori a cui ti sei "ispirato" o che in qualche modo ti hanno "formato"?

Quelli che mi hanno formato sono tanti, da Francesco Algarotti a Samuel Richardson, da Laura Toscano ad Alessandro Manzoni. Non mi sono tuttavia ispirato a nessuno, perché ho voluto realizzare un romanzo sui generis.

· Cosa hai letto ultimamente?

Soprattutto testi di Alda Merini, sulla quale sto facendo la tesi di laurea, inoltre Ricatto perfetto di Antonio Cabrini e La danza delle marionette di Luca Buggio, e sto leggendo Il cimitero di Praga di Umberto Eco.

· Ci puoi raccontare in due parole il tuo romanzo?

Sì. Vi compaiono una coppia protagonista e tanti altri personaggi secondari. Son quasi tutti accomunati dall’essere piuttosto stravaganti, spesso (soprattutto per quel che concerne i due protagonisti), molto diversi da come si potrebbero immaginare per le rispettive professioni. Emerge una corruzione genera-lizzata della società, che però è vista con ironia e leggerezza, e non con sdegno; tranne che per quel che attiene a personaggi realmente esistiti ed esistenti, che si son macchiati di atroci delitti. E’ proprio confrontando i comportamenti fuori dalle righe di questi personaggi fittizi con quelli di quelli reali che si giustificano le azioni illecite dei primi, che son incruente. La cospicua presenza dell’ippica, che apparentemente potrebbe esser vista nel libro come un pesce fuor d’acqua, è invece giustificata dallo spirito trasgressivo e di rottura degli schemi stereotipati che l’opera si prefigge di avere. E’ illustrata infatti per le gioie, i dolori e soprattutto l’impegno che cagiona agli addetti ai lavori, e non per la sua più diffusa immagine di bisca dove i cavalli e chi li conduce sostituiscono le macchine da gioco.

· "Folle estate" è il tuo primo romanzo, come nasce la storia che racconti?

Dal sentire il bisogno di esteriorizzare qualcosa, ma questo credo sia valido per chiunque pubblichi (anche su un sito Internet) un proprio scritto.

Un dì una mia cugina, vedendomi molto affascinato e per nulla indignato dai metodi poco ortodossi che adottano certe scuole private per cercar di far diplomare quanti più alunni sia possibile (ovviamente per motivi di marketing), mi consigliò di scrivere un libro a tal riguardo. Io avevo in mente da un po’ di tempo di scrivere un romanzo, o magari anche solo un racconto su un poliziotto. Ho così iniziato a scrivere un libro su una coppia formata da una professoressa che, sebbene lavori anche in una scuola statale, insegna in una scuola privata di proprietà della sua famiglia, e da un poliziotto. Per svariati motivi ho iniziato il testo nel 1998 e l’ho finito solamente nel 2010 (escluso l’editing che ho realizzato insieme all’editor della casa editrice all’inizio di quest’anno).

· E' difficile per uno scrittore esordiente riuscire a trovare una casa editrice che voglia pubblicare il proprio libro?

Non risponderò a questa domanda brevemente, perciò mi scuso se sarò petulante.

In linea di massima direi proprio che è difficilissimo, a meno che non si sia disposti a pagare l’editore, ma soprattutto è molto difficile che il libro riscuota un discreto consenso da parte del pubblico, e a tal riguardo vorrei citarvi un’espressione iperbolica molto stereotipata che ha utilizzato la mia editor quando ha risposto a una mia domanda sulle possibilità che avesse il mio libro di ottenere un discreto successo: Tutti scrivono e nessuno legge. Effettivamente il mercato librario è alquanto asfittico, mentre son moltissimi coloro che scrivono libri, e per di più, di solito, i lettori sogliono acquistare testi di autori noti, perché son affezionati a determinati autori, mentre temono d’imbattersi in un libro poco valido optando per quello di un esordiente, e per un problema di costi che sul web non ho mai visto esser trattato. Certo, su molti blog e forum si parla dell’alto costo dei libri in generale, ma non mi risulta — chiedo quindi venia se qualcuno l’ha fatto — si parli dei prezzi dei libri degli autori esordienti. Su Internet è facile cercare i libri di autori esordienti e verificare che a parità di pagine il loro costo è generalmente superiore a quello dei libri di autori noti; il che è purtroppo piuttosto logico: i costi di editing e promozione che comporta un libro di un autore affermato, che viene stampato in decine se non in centinaia di migliaia di copie, sul prezzo di copertina hanno un’incidenza irrisoria, mentre gravano in maniera apprezzabile sui libri di autori esordienti, che son quasi sempre stampati in tirature limitate e debbono quindi essere ammortizzati su poche centinaia di copie. Spesso il potenziale lettore guarda questi prezzi sdegnato, pensando: “Ma chi si credono di essere?! Una piccola casa editrice poco conosciuta vende un libro di un autore sconosciuto a questa cifra, che è superiore a quella dei libri di autori famosi pubblicati da grandi editori”; perché il più delle volte non sa che l’autore non ha deciso il prezzo (a meno che il libro non sia edito mediante un book on demand), ha diritto a una percentuale molto bassa sul prezzo di copertina, e spesso ha dovuto versare pure un consistente contributo economico per pubblicare, e ignora anche che pure la casa editrice, per quel che ho già detto, non guadagna per ogni copia un prezzo maggiore di quella che pubblica un libro di un celebre autore con un prezzo di copertina inferiore. E’ quindi difficile che un editore sia pronto a scommettere sul libro di un esordiente.

Parliamo delle opere in versi. Questa è proprio una valle di lacrime. Un esordiente che trova un editore disposto a pubblicargli un’opera in versi senza chiedergli un contributo economico, può dire di aver vinto un terno al lotto. Son infatti ben pochi coloro che leggono poemi e sillogi poetiche. Facendo la tesi su una poetessa, so bene che coloro che in Italia nel Novecento si son arricchiti con i loro versi si contano letteralmente sulle dita di una mano. In questo ancor giovane secolo non mi risulta che esistano nemmeno le eccezioni che confermano la regola. Ovunque si sente dire che le raccolte di poesie son invendibili, inoltre conosco diverse persone che non hanno alcun interesse per le poesie pure tra coloro che passano la maggior parte del loro tempo libero leggendo testi in prosa e apprezzano molto i libri di narrativa di qualsiasi genere.

Trovare un editore disposto a pubblicare un libro in prosa senza chiedere un contributo economico a un autore esordiente, pur restando alquanto difficile, è invece possibile, e ho amici che ci son riusciti; ma naturalmente l’editore deve esser convinto che l’opera in questione abbia un discreto successo, affinché possa rientrare dei costi (editing, stampa e promozione su tutti) che comporta la pubblicazione del testo, e trarne anche un guadagno. Il libro deve esser quindi valido e abbastanza corretto per quel che concerne la forma (anche se poi con l’editing questa è migliorabile) ma ciò non è sufficiente. Deve esser di un genere letterario abbastanza commerciale, quindi è più facile che vengano accettati romanzi d’amore o di genere fantasy (quest’ultimi son ancor più graditi agli editori se vampireschi).

Se un libro è molto poco commerciale, è quasi impossibile che un editore lo pubblichi senza ricevere un contributo economico, anche se è stato scritto da un autore referenziato. Vi voglio riportare a tal riguardo un paio di piccoli paragrafi di Wikipedia.

Un caso di editoria che in qualche modo potrebbe essere ricondotto al concetto di editore a pagamento, ma che in realtà si differenzia in modo sostanziale da questa definizione, è la cosiddetta "editoria sostenuta". Quando un'opera è di elevato valore culturale (ad esempio un saggio particolarmente curato), ma anche estremamente specialistica, può accadere che nessuna casa editrice sia disposta a pubblicarla, poiché commercialmente avrebbe la certezza di ricavarne soltanto perdite.

In taluni casi, enti ed istituzioni (ad esempio fondazioni oppure centri studi, o ancora le stesse Università) possono ritenere comunque importante che lo studio sia reso disponibile in veste editoriale, e decidono di concorrere alla spesa di realizzazione dell'opera fornendo contributi. Questo tipo di sostegno ha un elevato valore culturale, poiché salvaguarda una parte della cultura di nicchia, promuovendo la diffusione e la circolazione delle idee, permettendo altresì la produzione di libri di alto valore, e non soltanto i successi editoriali di consumo.

Condivido quel che qui si afferma per la mia esperienza di studente universitario di Lettere. Molti testi per sostenere gli esami, scritti dai professori, erano disponibili unicamente sotto forma di fotocopie, il che significava chiaramente che i docenti a volte non riuscivano a beneficiare di finanziamenti pubblici o privati per pubblicarli, non volevano farlo a proprie spese, e quindi nessun editore era disposto a pubblicarli. Effettiva-mente quello di questi testi è un mercato molto ristretto, perché se è vero che il libro di un professore spesso è inserito nel programma d’esame di altri corsi tenuti da diversi professori che in Italia (o anche all’estero se il volume viene tradotto) hanno la stessa cattedra o cattedre affini, lo è anche che tutti i docenti universi-tari scrivono libri sulla loro materia. Diverso è il caso dei manuali che, differentemente dai saggi, vengono utilizzati anche nelle scuole secondarie superiori. Per esempio un manuale di storia (materia studiata in ogni tipo di scuola) è molto gradito agli editori, ma unicamente perché ha un numero di possibili utenti elevatissimo. Credo proprio che di fronte a un libro del genere l’editore farebbe carte false affinché lo pubblicasse con la sua casa editrice, e se successivamente quel docente gli chiedesse di pubblicare un saggio, gli darebbe una risposta positiva e senza chiedere alcun contributo, pur sapendo che il saggio ha un bacino d’utenza limi-tato, temendo che in caso contrario, quando quel professore deciderà di pubblicare un'altra “gallina dalle uova d’ oro”, ovvero un altro manuale, scarterebbe subito la sua casa editrice dall’elenco di quelle a cui lo pro-porrà.

In conclusione l’editore pubblica il libro quando pensa di trarne un profitto in un modo o nell’altro.

· Hai altri progetti per il futuro?

Sì, vorrei continuare a scrivere un libro che ho appena iniziato, molto differente da Folle estate, del quale intendo però successivamente realizzare il seguito: Folle estate lascia infatti nel finale le porte aperte a un libro che ne sia il proseguimento.

· L'ultima domanda è sempre uguale per tutti: se dovessi salvare soltanto tre libri in tutto il mondo, quali sceglieresti?

Il barone rampante di Italo Calvino, Il Codice di Perelà di Aldo Palazzeschi e Il fu Mattia Pascal di Pirandello; ma solo se fossi proprio obbligato a scegliere, perché ritengo che ogni libro sia da salvare, anche quelli che a me non piacciono, perché ovviamente che non piacciano a me non significa che ad altri non possano invece andare a genio.

Ti ringrazio per la tua disponibilità e ti faccio un grosso in bocca al lupo per il tuo futuro.

rosa lungajpg

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