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mercoledì 7 marzo 2012

Recensione: Con dolce curiosità di Matteo Chiavarone

 

clip_image002[6]Nel ricordo di Andrea Zanzotto alcuni studiosi hanno deciso di rendergli omaggio con un volume che racchiude degli interventi capaci di coniugare l’aspetto accademico con il lato umano che da sempre ha contraddistinto l’opera del grande poeta morto nel 2011. Un volume agile pensato per avvicinare più persone possibili a quell’idea di poesia che ha reso Zanzotto uno degli autori italiani più conosciuti al mondo.
Con diversi punti di vista si è cercato di analizzare i vari aspetti(linguistici, culturali, umani) di un corpus poetico difficilmente classificabile per la vastità e per la varietà di stili, linguaggi e contenuti.
Il volume, curato da Matteo Chiavarone, che da molti anni si occupa di poesia, racchiude testi di: Giorgio Linguaglossa, Ugo Fracassa, Paolo Di Paolo, Andrea Spadola, Maria Cristina Mannocchi, Philippe Di Meo, Vera Lúcia de Oliveira, Andrea Viviani, Paolo Rigo, Massimiliano Coccia.


La mia recensione
Questo libro lo voglio consigliare non solo a tutti gli amanti della poesia, ma a tutti quelli che nella vita si pongono domande e non lasciano correre le cose con indifferenza, non è un romanzo, non è una lettura facile, ma è un libro che vi farà pensare e potrete avvicinarvi ad un poeta che se da una parte viene considerato uno dei più importanti del Novecento, dall'altra il suo lavoro ancora oggi è ben poco conosciuto.

Il libro si articola in tre fasi differenti:

- la prima parte è dedicata al ricordo di Andrea Zanzotto in una sezione intitolata "Testimonianze".

- nella seconda parte si possono trovare alcuni lavori del poeta che ci fanno assaporare il suo stile, la sua visione del mondo ed in generale in suo pensiero.

- infine un'intervista al poeta.

Andrea Zanzotto nasce a Pieve di Soligo (Treviso) nel 1921,  ha iniziato a insegnare all'età di sedici anni. Laureatosi in Lettere all'Università di Padova nel 1941, con la Seconda Guerra Mondiale viene chiamato alle armi nel 1943, partecipò alla Resistenza Veneta, dopo la guerra si recò in Svizzera ed in seguito in Francia per poi rientrare in Italia alla fine del 1947. 

La sua vita, l'esperienza partigiana, la sua terra ed i temi sociali, politici e ambientali impregnano completamente la sua scrittura ma:

"Comprendere la sua poesia significa addentrarsi in un mondo di simboli, di metafore complicate e di realtà poco chiare. Come per ogni poeta che si rispetti, alla base della produzione poetica zanzottiana si nascondeva un vissuto rappresentato da dolorosi tormenti causati dalla caducità del tempo e dalle rovine lasciate dalla morte e dai conflitti mondiali. Risulta, in questa maniera, piuttosto impossibile ignorare la sua vita: la morte della sorella Marina, i disastri della guerra, la depressione che lo costringeva a rimanere rinchiuso in casa, erano soltanto alcuni dei mali che attanagliavano la sua anima."

Zanzotto in uno scritto ci dice:

"La poesia riesce a trovare non l’apprendimento sterile ma quello entusiastico per una vera voce. Più si sa, più si scrive di grandi problemi, si rende un servizio all’umanità, parlando ad esempio contro gli armamenti, per la pace"

In queste parole si ritrovano sicuramente i suoi maestri come Leopardi, Montale e Petrarca ed emerge come la poesia sia intesa come resistenza al male di vivere.
L'intervista che si trova nell'ultima parte del libro ci fa capire ancora di più il pensiero di questo grande poeta; quando gli viene chiesto cosa ne pensa del momento difficile che stiamo vivendo e se la poesia in qualche modo ci può aiutare, lui risponde così:

"Oggi non si sa bene più cosa sia l’uomo. Fino a non molto tempo fa si credeva di saperne molto, sull’essenza dell’umano, su ciò che fosse la vera humanitas, e su quel frutto dell’evoluzione, tutto sommato positivo, che l’uomo appariva.
Durante il secondo dopoguerra, tuttavia, e soprattutto negli anni del riarmo atomico, che dava una soffocante carica di nonsenso generale al “dato umano”, si è molto diffusa una specie di sfiducia globale dell’uomo verso sé stesso.

...

L’uomo sta ribollendo nel proprio enigma, e la poesia non può dare che dei lampi di “consolazione”, nei quali appare ancora il miraggio dell’autofondazione e dell’autogiustificazione dell’essere. In essa c’è dunque un qualche valore, almeno provvisorio".

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