Questo non è il mondo che hai scelto, ma è l’unico che rimane, e ora è nelle tue mani.
Entra nel mondo di Berlin
All’inizio era un’estate come le altre.
La scuola era finita e tutti eravamo finalmente liberi, almeno per qualche settimana. Qualcuno sarebbe andato in vacanza con gli amici o a trovare i parenti, ma la maggior parte di noi restava in città.
La città era il nostro regno e d’estate
si trasformava in un unico, gigantesco luna park, il più grande e
magnifico che potessimo immaginare. C’erano i centri commerciali,
illuminati a giorno anche di notte, dove girare senza comprare niente.
C’erano i negozi di dischi e i chioschetti dei gelati davanti allo Zoo.
C’erano i cinema all’aperto, dove di nascosto ci tenevamo per mano.
Come sempre, cercavamo di stare il più
lontano possibile dai grandi e dalle loro regole: pensavamo che non ci
saremmo mai liberati dei loro divieti e così ogni momento era buono per
prendere una boccata d’aria. Questa era Berlino Ovest, e per noi Berlino
Ovest era tutto. Il resto del mondo, quello dall’altra parte del Muro,
ci interessava poco. Eppure, è di quello che stava succedendo qui, sotto
i nostri occhi, che non ci siamo accorti. Forse perché i discorsi dei
grandi non li ascoltavamo davvero, abituati com’eravamo a non dare peso a
niente – che tutto era un gioco. E perché i giornali non li leggevamo:
erano troppo noiosi e non parlavano di noi. Così non ci siamo accorti
che qualcosa stava cambiando, e lo stava facendo in fretta.
Non ci siamo accorti che quella non era
un’estate come le altre, fino a quando non è stato troppo tardi. Non ce
ne siamo accorti fino a quando tutto questo, un giorno, è finito.
Da quel giorno siamo rimasti senza
adulti, senza cinema all’aperto, senza scuola, senza centri commerciali,
senza regole, senza chioschetti, senza niente di niente. Ci siamo
ritrovati soli.
Ed è cominciata la nostra storia.
Titolo: Berlin. I fuochi di Tegel
Autori: Fabio Geda e Marco Magnone
Editore: Mondadori
Pagine: 204
Prezzo: 14 euro
In libreria dal 27 ottobre 2015
La trama
È l’aprile 1978: sono passati tre anni da quando un misterioso virus ha
decimato uno dopo l’altro tutti gli adulti di Berlino. In una città
spettrale e decadente, gli unici superstiti sono i ragazzi e le ragazze
divisi in gruppi rivali, che ogni giorno lottano per sopravvivere con
un’unica certezza: dopo i sedici anni, quando meno se lo aspettano, il
virus ucciderà anche loro. Tutto cambia quando qualcuno rapisce il
piccolo Theo e lo porta via dall’isola dove viveva con Christa e le
ragazze dell’Havel. Per salvare il bambino, Christa ha bisogno
dell’aiuto di Jakob e dei suoi compagni di Gropiusstadt: insieme
dovranno attraversare una Berlino fantasma fino all’aeroporto di Tegel,
covo del più violento gruppo della città. Là, i fuochi che salgono nella
notte confondono le luci con le ombre, il bene con il male, la vita con
la morte.
E quando sorgerà l’alba del nuovo giorno, Jakob e Christa non saranno più gli stessi.
E quando sorgerà l’alba del nuovo giorno, Jakob e Christa non saranno più gli stessi.
Gli autori
Fabio Geda
Si è occupato per anni di disagio minorile, esperienza che ha spesso
riversato nei suoi libri. Nel mare ci sono i coccodrilli, il suo terzo
romanzo, ha venduto quattrocentomila copie, è stato tradotto in ventotto
paesi, è letto nelle scuole un po’ ovunque e ne sono stati tratti
diversi spettacoli teatrali. Ha sempre desiderato scrivere una saga per
ragazzi. Ora l’ha fatto.
“Berlin nasce nel 2011. Quell’inverno mi capita di riprendere in mano uno dei miei libri preferiti, Il signore delle mosche di William Golding: la storia di un gruppo di ragazzini inglesi abbandonati su un’isola deserta e costretti a reinventarsi una società. Subito dopo leggo un romanzo di Tito Faraci, Oltre la soglia: un gruppo di ragazzini costretti a combattere contro degli adulti trasformati da un virus in esseri adulterati. Le due storie creano un corto circuito e riaccendono un vecchio sogno: scrivere una saga per ragazzi. Anzi, dirò di più: scrivere una saga per ragazzi ambientata in un mondo abitato soltanto da ragazzi, in cui gli adulti sono scomparsi a causa di un virus e dove gruppi rivali lottano per sopravvivere consapevoli che alla fine dell’adolescenza il virus ucciderà anche loro.
La prima cosa che penso è di recuperare l’isola del Signore delle mosche trasformandola in un’isola urbana: avrei potuto inventarmi una città ad hoc e ambientare la storia nel futuro.
Poi però mi viene in mente Berlino. E per essere esatti Berlino Ovest prima del 1989 – circondata dal Muro, un’isola metropolitana nell’oceano della Germania Est. No, forse non c’era bisogno di inventarsi nulla. Forse la Storia, come spesso accade, aveva già avuto abbastanza fantasia. Berlino era perfetta. La Gotham City europea. Complessa, contraddittoria, seducente.
Poi però mi viene in mente Berlino. E per essere esatti Berlino Ovest prima del 1989 – circondata dal Muro, un’isola metropolitana nell’oceano della Germania Est. No, forse non c’era bisogno di inventarsi nulla. Forse la Storia, come spesso accade, aveva già avuto abbastanza fantasia. Berlino era perfetta. La Gotham City europea. Complessa, contraddittoria, seducente.
La storia sarebbe
stata divisa in più libri, avrebbe coperto un periodo di diversi anni,
sarebbe stata un’avventura corale, e oltre a quella sulla carta avrebbe
avuto una vita sul web. Per lunghezza, per respiro, per struttura, era
un tipo di storia a cui non avevo mai lavorato prima. Era chiaro che mi
serviva qualcuno con cui confrontarmi, con cui condividere il progetto,
qualcuno che come me fosse appassionato di narrazione seriale e che
possibilmente conoscesse bene la città e parlasse tedesco. In pratica,
mi serviva Marco. Gli ho raccontato l’idea una sera a cena. Credo non mi
abbia nemmeno fatto finire di parlare.
Prima del dolce eravamo già lì. Eravamo entrambi a Berlin.”
Marco Magnone
È nato nel 1981 ad Asti, dov’è vissuto fino a quando si è trasferito
a Torino per l’università. Berlino l’ha scoperta grazie all’Erasmus ed è
stato amore a prima vista. Tornato in Italia ha iniziato a lavorare
nell’editoria e a scrivere occupandosi soprattutto di narrazioni urbane.
Un pezzo del suo cuore però è rimasto sotto la torre di Alexanderplatz.
“Berlino è
Berlino, non è una città come le altre — quante volte ce lo siamo
sentito dire? Secondo me la questione è semplice, e non servono tante
teorie: Berlino è Berlino perché non è Europa.
Almeno non è l’Europa da cartolina del Vecchio Continente.
Un posto bellissimo perché carico di storia ma allo stesso tempo
schiacciato da essa. Dove tutto sembra già essere successo, deciso da
qualcun altro. Dove ogni cambiamento costa enorme fatica. Dove in fondo
la gente ha un po’ paura del futuro. A Berlino no. Berlino è Berlino
perché ha visto e sperimentato tutto e il contrario di tutto. Di sberle
ne ha prese, e ogni volta ha saputo ripartire dalle sue cicatrici. Così
ha imparato ad andare avanti senza fermarsi né voltarsi indietro, a
trasformarsi sempre in qualcosa di diverso.
Berlino non è una città come le altre perché non è una città sola ma tante, una sopra l’altra, una dentro l’altra. È la nuova metropoli di inizio Novecento, tutta cantieri e lavori in corso. È il rifugio di artisti bohémienne e pensatori rivoluzionari. È il cuore della Germania nazista di Hitler. È la città del Muro, che la taglia in due per quarant’anni: da una parte l’Ovest, dall’altra l’Est, diversi in tutto. E Berlino Ovest è il Sessantotto, i suoi sogni, le sue battaglie. È qualcosa che non c’è da nessun’altra parte. Non è politica, è vita quotidiana, è arte, è libertà. Ma è anche il suo lato oscuro: quello della disillusione, del disagio, della solitudine. Ecco, in questo luna park di luci e ombre sta il fascino in chiaroscuro di Berlino e da qui, dove tutto è davvero possibile, inizia la nostra storia.”
Berlino non è una città come le altre perché non è una città sola ma tante, una sopra l’altra, una dentro l’altra. È la nuova metropoli di inizio Novecento, tutta cantieri e lavori in corso. È il rifugio di artisti bohémienne e pensatori rivoluzionari. È il cuore della Germania nazista di Hitler. È la città del Muro, che la taglia in due per quarant’anni: da una parte l’Ovest, dall’altra l’Est, diversi in tutto. E Berlino Ovest è il Sessantotto, i suoi sogni, le sue battaglie. È qualcosa che non c’è da nessun’altra parte. Non è politica, è vita quotidiana, è arte, è libertà. Ma è anche il suo lato oscuro: quello della disillusione, del disagio, della solitudine. Ecco, in questo luna park di luci e ombre sta il fascino in chiaroscuro di Berlino e da qui, dove tutto è davvero possibile, inizia la nostra storia.”
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